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Chiamatemi Arkangelo

milikChiamatemi Arkangelo

Qualche decennio fa era di moda il celebre “oh mamma, ho visto Maradona”, coro che giurava infinito amore per quel campione argentino mai dimenticato a Napoli; nei giorni in cui l’obiettivo sarebbe invece un nuovo attaccante da regalare a Maurizio Sarri, l’hashtag virale è diventato #hovistoCavani. È bastata una fantomatica segnalazione notturna e, in un batter di click, la città è stata messa sottosopra: Edi Cavani sarebbe stato avvistato all’Hotel Vesuvio nel capoluogo partenopeo e in poco tempo è scattata la Matador-mania. Notizie fantasiose su alcuni possibili avvistamenti, l’incontro imminente con De Laurentiis, la possibile firma e il dilagare di quell’hashtag sacro e profano al tempo stesso. I supporters azzurri sono andati in fibrillazione: un gran numero di essi si è riversato all’hotel per cercare conferma di una trattativa lampo con il centravanti del Paris Saint Germain. La notizia però si è rivelata una bufala. Una fastidiosa bufala. Che ha ulteriormente destabilizzato un ambiente in evidente stato confusionale, nonostante qualche barlume confortante dalla squadra.

Tra le note positive, che attenuano la incessante ed estenuante ricerca al profilo giusto che sostituisca al meglio Gonzalo Higuaìn, c’è sicuramente lui, Arkadiusz Milik, Arkangelo – simpaticamente ribattezzato dal tifo partenopeo -, il bomber polacco prelevato dall’Ajax per oltre 30 milioni di euro. Chi lo conosce bene dice che ha una bacchetta magica. Dennis Bergkamp, l’ex campione dai Paesi Bassi con un trascorso (non entusiasmante) all’Inter, esaltò il piede mancino del nuovo giocatore azzurro definendolo appunto “bacchetta magica”: il centravanti alla prima da titolare lo ha usato (con discreta fortuna) per piegare il Milan, per poi raddoppiare di testa, con uno stacco maestoso.

A Napoli ci vorrà davvero un incantesimo per non far rimpiangere il signor Higuaìn. I numeri del ventiduenne polacco sono comunque quelli del grande attaccante. Persona pacata, timida e bramosa: l’esatto contrario del suo idolo CR7, ma anche della necessità di sentirsi circondato da un’incondizionata fiducia (dell’allenatore in primis) per poter rendere al meglio.

UN PASSATO DIFFICILE, IL CALCIO LA SUA SALVEZZA – Uno “sbandato” stregato dal pallone. Perché l’amore per il calcio ha riportato Arkadiusz Milik sui giusti binari. Un miracolato si direbbe, non certo un predestinato. Arek ha avuto un’infanzia non facile: la morte del padre quando aveva solo sei anni è stato davvero un brutto colpo.
La vera magia di cui avrà bisogno Arek, invece, sarà la fiducia.
Fiducia è stato il leitmotiv sin dai suoi primi passi nel mondo del calcio: il primo a concedergliela è stato Slawomir Mogilany, tecnico delle giovanili del Rozwój Katowice, che intravide lampi di talento puro in quel giovane originario di Tychy, angolo industriale della Slesia: “A sei anni fumavo e rubavo nei negozi – ha ricordato a più riprese Milik -. Piccole cose, caramelle, sigarette. Mogi mi prese da parte e mi ha detto che sarei diventato un calciatore vero, un campione. Inizialmente non gli credetti, ma decisi di seguire i suoi consigli”. Abbandonò la cattiva strada per intraprenderne un’altra, lastricata di sacrificio e impegno. E fece bene. A suon di gol e giocate d’alta scuola. L’ascesa è stata inesorabile: nel Gornik Zabre è iniziata la sua scalata verso il grande calcio. Riferimento centrale in un 4-3-3 oppure seconda punta in un 4-4-2, come è accaduto nel recente Europeo quando ha fatto coppia con Robert Lewandowski. In Germania invece fallì: era uno dei tanti e così la parentesi in Bundesliga al Bayer Leverkusen è da dimenticare. Si è rigenerato in Olanda: all’Ajax è subito importante e lui ha ripagato con le sue immense qualità. Buona velocità nonostante la stazza fisica imponente, imprevedibilità, un discreto impatto sul gioco aereo e naturalmente un sinistro che fa la differenza. Il bilancio con i lancieri è stato più che lusinghiero: ben 21 reti nella stagione appena trascorsa, quella caratterizzata dal titolo perso in maniera beffarda all’ultima giornata.
Statisticamente parlando, uno così all’Ajax non lo vedevano dai tempi di Ibra, Suàrez ed Huntelaar, attaccanti che, una volta lasciata l’Olanda, qualcosa di buono l’hanno combinato. Per Milik parlano i gol: 47 reti in 76 partite in Eredivisie. E poi il Napoli:“Lavoro duro per mantenermi al livello del Napoli e per giocare spesso dall’inizio. La cifra pagata dal Napoli per me non mi fa effetto, è più importante che io adesso mi metta in mostra sul rettangolo verde: in ogni partita devo dimostrare il mio valore, sono un vero lottatore e devo far sì che valesse la pena fare un investimento del genere per me. Non mi faccio condizionare dal costo del mio cartellino perché davvero non ci penso, io mi concentro solo su me stesso”.

MI MANDA LEWANDOWSKI – Come il più celebre connazionale, del quale è la prima riserva o la spalla più accreditata in nazionale, Arkadiusz Milik sta lavorando per raggiungere il medesimo scopo: diventare un vero e proprio crack a livello europeo. Napoli potrà aiutarlo nella consacrazione di un talento esploso in maniera evidente in Olanda. Una curiosa statistica comparativa tra Arkadiusz Milik ed i suoi illustri predecessori in azzurro lascia ben sperare: in Serie A il polacco ci ha messo soltanto due partite per segnare la prima doppietta, Cavani cinque match (al “Manuzzi” di Cesena in Cesena-Napoli 1-5, 2010-11), mentre Higuaìn dovette aspettare l’ottava giornata (in Napoli-Torino, 2012-13).
L’Arkangelo Milik ha spiegato le ali per la prima volta e non vuole certo fermarsi:“Mi sento molto bene, il debutto è andato come un sogno, davanti a questi fantastici tifosi. Potevo fare anche meglio, ma va bene così e ora dobbiamo concentrarci per i prossimi impegni. È la prima volta che vedo un tifo del genere: la gente qui è veramente pazza per il calcio. Non sento nessuna pressione per i 36 gol di Higuaìn della passata stagione. Io penso solo a fare del mio meglio e fare vedere a tutti le mie qualità”.
Non ci sarebbe da stupirsi: i numeri del polacco sono quelli del grande attaccante. E, in tempi non troppo lontani, il Napoli e i napoletani scopriranno di avere a loro disposizione un’altra pipita, pardon, pepita d’oro. Arkangelo è pronto ad aprire le sue ali.

Foto: rete internet