Il piatto del giorno (dopo) è davvero succulento: il Napoli di Benitez conquista la sua più bella vittoria del 2015 con un magico 1-4 in terra tedesca, da opera omerica, tramutando i lupi di Wolfsburg in agnelli indifesi, rifilandogli ben quattro schiaffi difficili da digerire. Sugli scudi il capitano Marek Hamsik, autore di una prova eccellente e due gol da serial killer; il fattore H, frutto della sinergica unione d’intenti di un team arrabbiato e ritrovato, ha funzionato alla grande: Higuain apre le danze, Hamsik decora e finalizza un mezzo capolavoro calcistico. Gabbiadini tocca due palloni: un gol (assist di un ritrovato Insigne) e un palo il suo personalissimo contributo part-time. Il merito, o gran parte di esso, è di Rafa Benitez, protagonista – suo malgrado – di scelte discutibili in passato, ma gli va dato atto di aver mantenuto tranquilli i suoi ragazzi, dopo le polemiche scorse; qualcuno avrà storto il naso leggendo anche la formazione di ieri ma, come spesso succede, ha avuto ragione lui. In Germania ne esce da vincitore, e con un anno in più sulle spalle (55 primavere per il tecnico madrileno proprio ieri). Il suo Napoli sembrava un pugile furioso, un Muhammad Alì d’annata: ha “volato come una farfalla e punto come un’ape” sulle macerie di un team secondo in Bundesliga, che non perdeva da 23 turni e che ha impressionato gli addetti ai lavori anche in coppa, strapazzando ogni squadra che incrociava sulla sua strada.
Anche la Fiorentina torna da Kiev con un sorriso sorprendente: la lanciatissima Dynamo aveva vinto tutte le partite in casa di EL, ma non ha fatto i conti con il ragazzino senegalese che fa le veci di un sempre più altalenante Mario Gomez, quel Babacar che ha un rapporto speciale con il gol al fotofinish. Un urlo di gioia al 92′ che avvicina la Fiorentina, insieme al Napoli, alle semifinali di un’Europa League tanto bistrattata in passato, ed ora più che mai desiderata, quasi quanto la più blasonata Champions (che include tra le prime otto la Juventus, e un pass per le semifinali anche per la Signora). Che il calcio italiano possa ancora pensare in grande? Noi ci crediamo.
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