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Pagellone del campionato azzurro – Patto d’acciaio. E il ciclo continua. Con una voglia matta di vincere

ssssPagellone del campionato azzurro – Patto d’acciaio. E il ciclo continua. Con una voglia matta di vincere

Il Secondo secondo… Sarri. Parafrasando il famoso refrain di Caparezza, questo è un po’ il leitmotiv del campionato appena concluso dall’allenatore azzurro, direttore d’orchestra di un gruppo che propone una partitura soave, polifonia frizzante e spassosa. Un bel componimento, insomma.Seppur difficilissimo. E come tutti i luoghi comuni, una verità di fondo c’è, ed è sotto gli occhi di tutti: confermare il buono che si è fatto intravedere al debutto non è mai cosa facile, perché l’effetto sorpresa è svanito, la freschezza che aveva piacevolmente colpito lo scorso anno adesso diventa una solida realtà, e il rischio di diventare un ricordo, una parte del paesaggio è sempre dietro l’angolo. Il secondo anno è sempre più complicato, a maggior ragione se perdi l’attaccante più forte del campionato. E invece… una stagione da record. Di un progetto che può essere valido e competitivo anche senza un finalizzatore di profilo internazionale; la stagione della consacrazione di un calciatore alla soglia dei trent’anni, che ha messo a tacere voci scettiche e perturbanti a suon di gol e giocate importanti. Stagione del capitano, dell’uomo bionico e lo scugnizzo napoletano. Stagione di conferma e rivalsa per un allenatore che non è solo professore, ma anche vate e ambasciatore di un’intera città. Stagione di alibi e tabù abbattuti, della difesa granitica e talvolta distratta, stagione del “cosa manca”, intercalare costante e che adesso stanca. Stagione dei rimpianti e di qualche svista arbitrale. Stagione da “ottobre rosso”. Stagione della consapevolezza di aver acquisito sul campo qualcosa di Real(e), che non si compera al mercato, nonostante un tormentato terzo posto che significa preliminari. Di conseguenza i partenopei avranno brevi vacanze e si ritroveranno già i primi di luglio a preparare la doppia sfida che a fine agosto può indirizzare la prossima stagione. Da qui si riparte per migliorarsi ancora. Il direttore sportivo Cristiano Giuntoli è al lavoro per consegnare a Sarri i rinforzi giusti per puntellare l’organico già a Dimaro. Squadra forte, squadra bella si è detto. E c’è chi ancora dice che “senza peso politico non si vince”. Sarà. Tuttavia si cercherà di smentire anche l’ultimo solone di turno, con un patto d’acciaio, innesti mirati e concentrazione alta. Altissima. Come le aspettative dei tifosi.

TOP E FLOP DELLA STAGIONE AZZURRA

IL MISTER

MAURIZIO SARRI: alchimista azzurro. Il suo calcio è da impero coloniale: governa e occupa terre senza paura dell’avversario. La squadra trova quasi sempre gli spazi necessari per velocizzare il suo gioco e per scatenare la qualità dei suoi uomini migliori. Eguaglia il record di successi esterni raggiunto tre stagioni fa da Rafa Benitez e mette in cassaforte l’ultimo posto utile per la coppa dalle grandi orecchie senza affanni e una proposta di gioco eccellente che non passa inosservata agli addetti ai lavori (è suo il triplete degli allenatori: mette in bacheca Panchina d’oro, Premio Bearzot e Timone d’oro). E poi c’è il lavoro certosino su Mertens e su Insigne. Sul primo di natura meramente tecnico-individuale, che ha consentito al belga di ritrovarsi, all’alba dei 30 anni, bomber (per caso) tra i più forti d’Europa; sul napoletano è stato un compito più metafisico: convincere il talento di Frattamaggiore a tirare fuori le sue qualità, fregandosene di tutti i fattori esterni che ne avevano scheggiato il rendimento sul campo.  Voto: 9

PORTIERI

JOSE’ MANUEL “PEPE” REINA: il ruolo di capobranco è (ancora) suo, la permanenza futura un po’ scricchiola negli ultimi tempi per alcune divergenze con i piani alti societari. La credibilità agli occhi dell’allenatore è integra e il portiere spagnolo ha avuto modo, grazie all’immenso minutaggio acquisito, di dare sfoggio del suo essere: grande leader difensivo, esibizionista e dal grande carisma, nonostante qualche topica di troppo che ne ha offuscato (anche) i prodigi. Non si può iniziare la stagione con questo dilemma in un ruolo tanto delicato quanto importante nello scacchiere di Sarri. Voto: 7-

CABRAL BARBOSA RAFAEL: gioca gli ottavi di finale della Coppa Italia contro lo Spezia, il 10 gennaio scorso, a quasi due anni di distanza dall’ultima gara ufficiale disputata. A causa di un infortunio di Reina, debutta in campionato contro la Juventus al San Paolo. Nessun funambolismo, sia chiaro, quantomeno ha riconquistato gli applausi della sua gente dopo un periodo difficile. Voto: 6

LUIGI SEPE: torna a casa per non restarci. Ultima ruota del carro con 0 minuti all’attivo, è destinato ad andare via. Voto: ng

DIFENSORI

RAUL ALBIOL TORTAJADA: líder máximo del pacchetto difensivo. Non si lascia sfuggire alcunché: preciso, duro quanto basta e marcature che rasentano la perfezione. Qualche prova sotto le attese, ma anche lui è umano. Voto: 8 

VLAD IULIAN CHIRICHES: si affida spesso al centralone rumeno Sarri, un giocatore che conosce a menadito i meccanismi difensivi del tecnico ed ha capacità di guidare la linea difensiva con discreta personalità. Sostituto ideale di Albiol: Maksimovic e Tonelli hanno dovuto lasciargli spazio. Voto: 6.5

KALIDOU KOULIBALY: solito orco mangia-attaccanti, con leggero ritardo stavolta. Il leone senegalese ruggisce, le punte avversarie scappano a gambe levate ma qualche amnesia di troppo che lo vede impreciso e tanto convinto dei propri mezzi in alcuni frangenti pericolosi, è comunque elegante ed efficace come nella stagione precedente. Voto: 7.5

NIKOLA MAKSIMOVIC: desaparecido azzurro. Pagato a peso d’oro, il serbo, nelle rare occasioni in cui ha assaporato il prato verde ha raramente dato l’impressione di sicurezza. Ha sicuramente inciso l’aver saltato praticamente tutta la preparazione estiva col gruppo e la poca dimestichezza con la difesa a quattro. Da rivedere. Voto: 5.5

LORENZO TONELLI: anno di transizione anche per lui. Oggetto misterioso per lunghi tratti della stagione, rimedia con una media gol incredibile: tre presenze e due segnature importanti con la maglia del Napoli; dopo l’esordio con rete decisiva al fotofinish contro la Sampdoria, l’ex Empoli si ripete anche contro il Pescara. Poi, tra infortuni di varia natura e panchina cronica, trova un inserimento nel contesto napoletano davvero felice. Potrebbe essere utilizzato tuttavia come pedina di scambio in qualche trattativa. Voto: 6

ELSEID HYSAJ: lui, fidato scudiero di mister Sarri – eccetto qualche rarissima panchina e una partita saltata per squalifica – c’è sempre stato. Non è però una stagione arrembante come la precedente la sua: incerto, impacciato e poco propositivo nella prima parte, rimedia con un apporto davvero munifico durante il girone di ritorno. Voto: 6.5

CHRISTIAN MAGGIO: solo undici presenze stagionali, come il numero che porta dietro le spalle da un decennio. La gamba non è quella di una volta, ma nelle rare occasioni in cui è stato impiegato non ha mai fatto mancare diligenza e sacrificio. Grande professionista. Voto: 6

FAOUZI GHOULAM: sul suo binario nascono quasi sempre le azioni più interessanti della squadra, vuoi per la materia grigia di Hamsik, vuoi per il talento di Insigne. Esclusivamente merito loro? Può anche darsi, ma l’apripista algerino non demerita. Pur giocando qualche volta di troppo col freno a mano tirato. Voto: 6.5

IVAN STRINIC: guardingo e grintoso ogni volta che ha avuto l’opportunità di essere schierato, ha conquistato la fiducia del mister con sicurezza e abnegazione. Voto: 6.5

CENTROCAMPISTI

AMADOU DIAWARA: non sente l’emozione, sbaglia poco o nulla in mezzo al campo, ha personalità da vendere e le stimmate del predestinato. Voto: 7

JORGE LUIZ FRELLO JORGINHO: guida l’impostazione azzurra con piglio autorevole. Un tocco e via, innescando palloni per i compagni di reparto. Paga con la panchina un paio di prestazioni scialbe ed errori da pivello, riprendendosi quasi subito la scena con umiltà e attributi. Migliora nello sveltire il gioco, controlla bene il traffico davanti alla difesa, si vota al recupero palloni e smista con intelligenza per i compagni. Password del sistema sarriano. Voto: 7.5

MARQUES LOUREIRO ALLAN: cavallo pazzo per costituzione, avrebbe potuto subire il dualismo con Zielinski, ma è un unicum della sua squadra. In attacco spesso brucia negli ultimi metri il buono che fa prima, come un maratoneta stanco all’arrivo. Contiene in maniera esemplare, straripa palloni e fa ripartire il gioco da fuoriclasse del suo ruolo. Voto: 7.5

MARKO ROG: fuori dalla naftalina nel mese di dicembre ha mostrato personalità e recuperi da veterano, pur peccando di troppa foga. Il futuro comunque, con un giocatore così, è rosa. Voto: 6.5

MAREK HAMSIK: l’anti-Higuain per eccellenza agli occhi del tifoso partenopeo. Fedeltà ai principi e una identità di calcio sensibile, affascinante e romantica, il capitano azzurro è l’emblema di questa squadra; fosforo in mediana, intelligenza tattica e grande sacrificio. Quando parte è uno spettacolo della natura, come un antilope della savana. Con i piedi delicati di un ètoile. Sinistra, destra, sinistra e infine al centro: sempre più universale, sempre più a suo agio nei panni del leader. Per non parlare della miriade di assist e di ben 15 gol stagionali (a due lunghezze da Maradona nella classifica dei marcatori più prolifici di sempre in maglia azzurra). Voto: 8.5

PIOTR ZIELINSKI: unico giocatore in grado di scalzare i titolarissimi con una certa continuità. Con gran merito. Esalta per la sua esplosività. Anticipa sempre altissimo, controllo ottimale del pallone e randella quando serve. Miglior antidoto contro l’equilibrio, la NaPolonia è un concetto che piace e fa ben sperare per il futuro. Voto: 7.5

OMAR EL KADDOURI: Voto: ng

EMANUELE GIACCHERINI: tornare alla voce “Christian Maggio”. Voto: 6

ATTACCANTI

JOSÈ MARIA CALLEJON: l’equilibratore secondo Sarri, l’intoccabile per le statistiche; il generatore nei polmoni è sempre carico, imprescindibile nell’undici di base. L’hombre biónico regala sempre intraprendenza, sacrificio e voglia di stupire il suo pubblico, anche se (ormai) l’ex Real non fa neanche più notizia. Corre, apparecchia e segna, risultando quasi sempre uno dei migliori del Napoli. Voto: 8

MANOLO GABBIADINI: sempre sotto esame, ansia patologica che ha contaminato anche il rapporto con il suo allenatore. La paura di sbagliare ha preso il sopravvento e, dopo 19 presenze e 5 gol nella prima parte di stagione, lascia la squadra (e i gol) sulle spalle di Dries Mertens. Voto: 5.5

LEONARDO PAVOLETTI: poco apporto sul campo, accolto invece come una mascotte dallo spogliatoio. Se resta, il popolo azzurro vuole vederlo anche esultare. Voto: 5.5

LORENZO INSIGNE: lo strano caso di dottor Lorenzo e mister Insigne. L’ancestrale conflitto tra ragione e passione, male e bene, normalità e fantasia pura. Ammirati quasi esclusivamente nella seconda parte di stagione. Telecomanda il pallone con delicatezza e talento, tanti assist e 20 reti all’attivo (più della metà solo nel girone di ritorno). La domanda sorge spontanea: perché non ha giocato così anche all’andata? Voto: 8.5

ARKADIUSZ MILIK: un adone. Si è avuta sin da subito la sensazione che si fosse davanti ad un capolavoro d’arte minoica, una scultura dal fisico marmoreo e un sinistro fatato e spietato che in un battibaleno ha messo in archivio il suo più illustre predecessore argentino. Ha fatto impallidire le statistiche coi suoi 173 minuti in Champions League e 3 gol all’attivo e i 421 minuti con 4 reti (+1) all’attivo in campionato (una ad aprile contro il Sassuolo). In mezzo, la rottura del legamento crociato anteriore con la nazionale polacca che l’ha visto lontano dai campi un po’ di mesi. Sarà il primo colpo del Napoli per la stagione 2017-18. Voto: 7

DRIES MERTENS: adattato per cause di forza maggiore al ruolo di “falso nove” da Sarri, causa grave infortunio di Milik, il belga ha regalato al suo tecnico un rendimento straordinario, dopo un mese di rodaggio. “Lo ritenevamo un fenomeno a spaccare la partita in due partendo dalla panchina – dice di lui Sarri a fine stagione –, lui ci ha dimostrato che siamo stati praticamente dei coglioni”. Secondo marcatore in serie A, dietro al bosniaco Dzeko di una sola lunghezza, al di là del conteggio delle reti, ben 34 stagionali (28 in campionato, 6 nelle coppe), a Dries andrebbe assegnato il premio di miglior attaccante del campionato appena concluso. Per una serie di fattori che abbiamo avuto modo di apprezzare durante tutto l’arco della competizione. Voto: 9

foto: rete internet