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Il ruggito di Fuorigrotta e i ciucci che volano. Top e flop di Napoli-Benfica 4-2

championsIl ruggito di Fuorigrotta e i ciucci che volano. Top e flop di Napoli-Benfica 4-2

Quando suona l’inno della competizione regina d’Europa, vanno in agitazione i sismografi del Vesuvio. Circa 42mila spettatori, nonostante il carocurve, hanno mantenuto la promessa. E ne è valsa la pena: il Napoli in campo dà spettacolo e mette la quarta in ottica qualificazione.

Il patron De Laurentiis e gli umorali tifosi azzurri, separati in casa da mesi, sono d’accordo almeno su un punto: la Champions è un’altra cosa. Ne vanno pazzi gli ultrà partenopei, che spesso fischiano l’inno nazionale e poco sopportano quello della serie A, ma perdono ogni inibizione e si sciolgono come il sangue di San Gennaro quando va in onda al San Paolo quello della vecchia Coppa dei Campioni, accompagnato con un urlo inconfondibile dall’intero impianto di Fuorigrotta.

Il rito si è ripetuto stasera, per la nona volta, prima della sfida contro il Benfica, con una scenografia unica in Europa. Napoli imbattibile nel suo stadio, l’occasione era troppo ghiotta per continuare la tradizione favorevole tra le mura amiche. Questo record permette di guardare con occhi positivi questo allungo nel Girone B.

Il fatidico grido “The Champions” torna al San Paolo dopo quasi tre anni (1022 giorni, per l’esattezza), e sfonda il muro del suono per qualche secondo.

Ma andiamo sul terreno di gioco: Sarri si affida al solito 4-3-3 e agli uomini che gli hanno dato più garanzie in questo inizio di stagione; per il Benfica – meno aggressivo del tipico 4-2-3-1 – Rui Vitoria opta per un cauto 4-4-2. Squadra tignosa quella lusitana, antipatica per chi la affronta.

E l’avvio sarà tremendo: subito ribaltamenti da un fronte all’altro senza respiro, con Reina protagonista di due ottimi riflessi nei primi 10’ e un infortunio muscolare per Albiol che costringe Sarri a forzare l’esordio (caldissimo) di Nikola Maksimovic.  Prende subito le misure e fa valere il maggior tasso tecnico il Napoli che trova il punto dell’1-0 con l’incornata di Hamsik, scaltro a liberarsi da marcature da corner di Ghoulam. Il Benfica si scolla, ma la prima frazione termina con il minimo vantaggio azzurro. Nella ripresa, bastano circa 15 minuti al Napoli per asfaltare l’undici di Lisbona che, come delle aquile impaurite, cade sotto i colpi di Mertens (doppietta per lui) e Milik (segnerà il parziale 3-0 da penalty). 4-0. Tutto vero: controllo assoluto, partita in cassaforte in meno di 60’. Un Napoli attendista, intelligente, cinico e divertente. Che è protagonista anche di un finale da censurare: due disattenzioni pesano come macigni e diventano due gentili cadeau al Benfica, che esce con un parziale meno avvilente. Guedes e Salvio, grazie alle leggerezze di Jorginho e della premiata ditta Ghoulam-Koulibaly, trovano due gol per l’illusorio forcing finale. La vetrina di Fuorigrotta si chiude così, con tre punti di platino.

 

NAPOLI

REINA 6.5: scalda subito i guantoni con due interventi su Mitroglou. Il Benfica poi non attacca più a spron battuto, ma è comunque attento a far morire sul nascere situazioni spiacevoli. Nel finale non può granché sui due gol lusitani.

HYSAJ 7: l’imminente rinnovo del gioiellino albanese lo carica di responsabilità. Si propone anche in avanti con regolarità, prova il tiro, sarà anche impreciso, ma ha personalità e fisico dalla sua.

ALBIOL sv: sfortunatissimo.

DAL 10’ MAKSIMOVIC 7: battesimo caldo, caldissimo. E buonissimo. Il suo apporto è più che positivo alla causa, sembra aver già capito i dettami del suo allenatore.

KOULIBALY 6.5: il solito orco mangia-attaccanti. Il leone senegalese ruggisce, le aquile lusitane scappano a gambe levate. L’unica leggerezza – in compartecipazione con Ghoulam – in occasione del secondo gol portoghese.

GHOULAM 7: affonda per 75’ come un martello pneumatico. Prezioso nelle due fasi, macchia la sua partita con una marcatura soft su Salvio.

ALLAN 7: uno come Allan il Benfica non ce l’ha. Se ce l’avesse, probabilmente, la gara sarebbe stata più equilibrata sulla zona nevralgica. Sempre carico, vince ogni duello in mezzo al campo.

JORGINHO 6: deve essere più cattivo: le sue geometrie fanno bene al Napoli, le disattenzioni possono distruggere tutto. Fortunatamente il passivo era largo per i suoi, ma il regalo a Guedes è una sciocchezza bella e buona.

HAMSIK 7.5: apre le danze con un gol d’astuzia. Quando parte è uno spettacolo della natura, come un antilope della savana. Con i piedi delicati di un ètoile.

CALLEJON 8: la standing ovation che il San Paolo gli riserva quando dà il cambio ad Insigne fa capire la grandezza di questo calciatore. Non segna, ma fa tutto il resto (oltre a procurarsi con maestria il rigore del 3-0). Mostruoso.

DAL 69’ INSIGNE 6.5: entra bene e distribuisce una caterva di palloni interessanti. Bentornato.

MILIK 7: si muove da veterano, ha pazienza e non vive con l’ossessione del gol. Che arriva, con la pazienza, e con un rigore da veterano.

MERTENS 8: non si  ferma mai il folletto belga, un ossesso. Firma una doppietta e manda continuamente in ambasce la retroguardia portoghese.

DALL’82’ GIACCHERINI sv: Giak tornerà utile in futuro.

SARRI 7.5: assorbe tutte quante le emozioni di solito, il buon vecchio professor Sarri. Il ruggito del San Paolo deve averlo caricato a pallettoni; aveva messo in guardia i suoi giudicando quella di stasera una gara “ad alto tasso di difficoltà, contro una squadra che ha fatto tremare il Bayern”. Chissà cosa avrà pensato quando la sua squadra ha preso quei due gol evitabilissimi. Meglio non pensarci. Lui, l’ha studiata bene…

 

BENFICA (4-4-2): J. CESAR 4.5; NELSINHO 5, L. LOPEZ 5.5, LINDELOEF 5.5, GARCIA 4.5; HORTA 5 (56’ SALVIO 6.5), ALMEIDA 6, FEJSA 4.5 (82’ GOMES SV), PIZZI 5.5; CARRILLO 5.5 (67’ GUEDES 6), MITROGLOU 5. ALL: RUI VITORIA 5.5.

foto: rete internet