Iraq continua ad essere teatro degli orrori: sarebbero circa 700 i civili appartenenti alla minoranza turcomanna sciita, tra cui “bambini, donne e vecchi”, massacrati dai jihadisti dello Stato islamico (Isis) nel villaggio di Beshir, nel nord dell’Iraq. Sono queste le tragiche notizie riferite all’ANSA dal rappresentante dell’Unicef in Iraq, Marzio Babille, precisando che la strage è avvenuta tra l’11 e il 12 luglio. La denuncia si basa sulle testimonianze raccolte dai profughi fuggiti da Beshir e arriva mentre si teme per la sorte di altre migliaia di turcomanni che i jihadisti assediano dallo scorso giugno nella città di Amerli. Come gli yazidi e i cristiani, i turcomanni sciiti sono tra le minoranze prese di mira dalle persecuzioni dell’Isis, che segue una dottrina fondamentalista sunnita. Per Babile è necessario un “D-Day umanitario per i 700.000 profughi in fuga dalle violenze dell’Isis nel nord dell’Iraq”, chiedendo anche alla comunità internazionale di istituire una zona protetta come quelle realizzate in Bosnia, con truppe sul terreno.
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