L’allenatore blasonato e vincente (quasi) beffato dall’ex impiegato di banca; se volessimo analizzare a menadito e a mente fredda il match di ieri (12:30) al San Paolo, probabilmente, lo riepilogheremmo così.
Maurizio Sarri, l’allenatore aretino nato a Napoli e attuale trainer del giovane Empoli, viene dalla gavetta, è un ex impiegato bancario, con una passione viscerale per il calcio. La sua creatura è una macchina rodata, una primizia che va a mille all’ora e gioca a memoria, un bel mix di giovani rampanti e ragazzoni d’esperienza (Croce, Tavano e Maccarone). Sarri è anche l’allenatore dall’ingaggio più modesto in A, ma il suo sogno di affermarsi nella massima serie è (nettamente) realizzato; per più di un’ora il suo Empoli, trascinato dal ventiduenne pavese scuola Milan Simone Verdi, ha messo -quasi- alle corde un Napoli irriconoscibile, inceppato e fischiato dai suoi tifosi.
Benitez, colpito nell’orgoglio dalla laboriosità dei ragazzi toscani, ma soprattutto dalla disfatta casalinga sfiorata dopo i due gol firmati Verdi e Rugani, riesce a rimontare una gara andata a male grazie alle marcature di Duvàn (ancora in rete dopo il gol al fotofinish di Marassi) e di Dè Guzman, subentrato ad un impalpabile Dries Mertens. La bella rimonta poteva esser condita dalla ciliegina al novantacinquesimo dell’olandese ex Swansea, ma sarebbe stato davvero troppo per la compagine empolese.
Continua la serie positiva del Napoli, ed è forse l’unico motivo per sorridere: 11 partite senza sconfitte, ma solo tre punti in altrettante giornate. Il team Benitez sembra aver perso quella spensieratezza e quel cinismo della scorsa stagione. L’orgoglio è rimasto intatto, ma a volte il “solo” orgoglio non basta.
foto: rete
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