Il Castello di Pino riapre le sue porte dopo 700 anni di abbandono

DSC_1267Fortificazione nata come presidio militare di difesa del Ducato di Amalfi attorno all’anno mille, da tutti conosciuta con il nome di ‘Pino’, domina la vallata da un piccolo promontorio nel Comune di Pimonte e rappresenta da sempre il punto di riferimento culturale e religioso per le popolazioni locali.

Un castello esteso ben oltre il suo perimetro fortificato che viene abbandonato sul finire del 1300 dagli abitanti che gli preferiscono siti meno impervi. Rimane a presidio del castello una piccola chiesetta in pietra, interna alle mura, che, grazie alla devozione di tanti fedeli, ha conservato il luogo e la sua memoria. Poi il terremoto del 1980, la distruzione ed un maldestro restauro del 2000, trasformano l’abbandono in degrado.

Oggi la svolta. Occasione un finanziamento europeo veicolato dalla Regione Campania di 600.000,00 euro nell’ambito del PIRAP (progetto integrato rurale delle aree protette) del Parco dei Monti Lattari, e soprattutto l’impegno dell’Amministrazione comunale di Pimonte con il sindaco Michele Palummo e l’assessore Anna Ospizio, che hanno creduto in questo progetto e lo hanno portato a compimento.

Il prossimo 19 settembre l’inaugurazione ed il castello di Pino a Pimonte riaprirà le sue porte per accogliere i visitatori e per farsi ammirare nel rinnovato aspetto e nella ambiziosa sua nuova funzione. Ad Accompagnare l’evento la processione della madonna di Pino, balli e canti della tradizione popolare ed una degustazione di prodotti e piatti locali con vino e dolci (locandina dell’evento e prenotazioni sul sito www.comune.pimonte.na.it).

Un polo di aggregazione culturale in un contesto paesaggistico mozzafiato reso possibile da un’opera di trasformazione che ha messo insieme attività di restauro e di salvaguardia con opere di adeguamento impiantistico improntate alla bioedilizia e alla autosostenibilità energetica.L’ingegnere Marco Esposito, progettista e direttore dei lavori dello studio Noema aggiunge: il restauro del castello di Pino costituisce un esempio unico nel suo genere, dove la tecnologia, il restauro e la filosofia dell'”impatto zero’ hanno agito in perfetta sintonia. Il castello è illuminato da fari a led, alimentati da un impianto fotovoltaico e minieolico, l’acqua piovana recuperata in un’antica cisterna e riutilizzata, mentre un impianto di fitodepurazione provvede al trattamento delle acque reflue”. In altre parole il castello è pronto per accogliere isuoi ‘nuovi abitanti’ all’interno della cinta fortificata, nella cripta della chiesa, allestita per mostre e convegni e soprattutto nello splendido contesto naturale dei Monti Lattari.

“Siamo davvero orgogliosi di ‘svelare’ questa opera in cui abbiamo messo tutto il nostro impegno sin dall’inizio di questa avventura – dichiara Anna Ospizio – l’emozione è grande nel pensare di aver riportato la vita al castello di Pino, proprio lì dove la nostra storia ha avuto origine e dove speriamo possa partire una rinascita culturale ed economica legata allo sviluppo turistico e all’accoglienza”.