Fatal Milik per il Verona. Top e flop della gara al San Paolo
Un bel colpo d’occhio, in quel di Fuorigrotta. Dietro l’angolo c’è un altro tour de force, una storia infinita per i colori azzurri che trovano sulla loro strada l’Hellas di Juric. La rivalità tra le tifoserie nasce da lontano, che vanno anche oltre il mondo del calcio. Ma questa è un’altra storia. Ancelotti ha dovuto sfruttare la pausa per cercare un antidoto al temporaneo black-out delle sue punte, su cui ha pesato anche la mancanza complessiva di equilibrio, d’identità. La sveglia doveva suonare, perché a rischio non è la stagione, ma la dignità di una squadra fin qui con poche idee, e pure confuse. La sosta, o meglio, l’aria dell’est ha fatto bene al centravanti scelto per scardinare l’ostico team di Juric; il Napoli infatti va negli spogliatoi con un vantaggio minimo grazie al gol del polacco Milik nato dalla bella combinazione-intuizione Callejon-Fabian Ruiz, ma la prima frazione del Verona è splendida, che sfiora la rete in varie occasioni nelle quali è stato bravissimo Meret. Partenopei capaci invece di capitalizzare al meglio l’occasione creata, Milik al primo sigillo stagionale dopo la rete con la maglia della sua nazionale. Paganini non ripete, Arek sì: una punizione di Insigne forte sul primo palo, il polacco in acrobazia anticipa Rrahmani e segna la personale doppietta. Nel finale anche un palo di Mertens, che resta ad una marcatura da Maradona ma gli va riconosciuto un primato: tutti i quattro legni del Napoli in questo campionato sono stati colpiti dal belga, che è anche il giocatore che ne conta di più nella Serie A attuale. Resta il colpo d’occhio, continuano gli applausi per una squadra che deve ritrovarsi.
Napoli
Meret 7.5: evita un clamoroso tracollo nel primo tempo, attento su Lazovic, prodigioso sui due tentativi successivi. Trenta secondi di pathos, che valgono tanto. Nella ripresa resta a guardare.
Malcuit 6.5: molleggiato, come Celentano. Rimbalza ovunque, fa ammattire Lazovic anche se a volte rischia la capitolazione.
Manolas 6.5: al centro, a fare massa sul cross. Bravo nella chiusura e nella proposizione.
Koulibaly 7: si fa ammonire subito, non perde più la bussola.
Di Lorenzo 7: il suo è un romanzo umano prima che calcistico. La provincia che forgia l’uomo, l’umiltà e lo spirito d’adattamento che consegna ad Ancelotti un jolly imprescindibile per il suo scacchiere.
Allan 6.5: cuore della mediana e animatore del pressing azzurro, anche se la troppa foga, a volte, lo fa cadere in errore.
Fabian 6.5: dislocato una decina di metri, a supportare Allan. Spirito errante, consegna a Milik un cioccolatino, poi si mette in proprio. Con poca fortuna.
Callejon 6: la fascia è la sua riserva di caccia, ne conosce ogni anfratto e ha gamba da mezzofondista. Splendido, pure nelle giornate meno ispirate.
Younes 6: torna in campo, con fiducia. Qualche spunto da applausi.
64° Zielinski 6: entra bene in partita, poco pressato dalla linea mediana, gode di discreta libertà che non sfrutta a pieno.
Insigne 6.5: attira la difesa scaligera in svariate trappole, li abbindola e li fa uscire dalla linea a tre. A volte si distrae, ma la sua prestazione è positiva.
76° Mertens 6: mette subito in allarme il terzetto veronese. Colpisce un palo che avrebbe meritato miglior sorte.
Milik 7.5: nello sguardo di Arek c’è un’ambizione proiettata sempre a quel futuro che significa tornare a dare la caccia a traguardi importanti con il Napoli e marchiare a fuoco la Nazionale. Milik riappare sul palcoscenico a lui caro con una confortante doppietta, mettendo a tacere tutti i santoni che continuano a crocifiggerlo.
80° Llorente 6: in campo nel momento convulso quando l’Hellas arremba per recuperare e c’è bisogno di remare. Lo fa bene, sfiora anche il gol.
Ancelotti 6.5: una scossa è arrivata. Servivano i tre punti. Serviva fiducia.
Hellas Verona (3-4-2-1) – Silvestri 6; Rrahmani 6.5, Kumbulla 5.5, Gunter 5.5; Faraoni 6, Amrabat 6.5 (81° Tutino sv), Veloso 6, Lazovic 6.5; Pessina 5.5, Zaccagni 6 (52° Salcedo 6); Stepinski 5 (60° Di Carmine 5.5). All: Juric 6.5.
foto: rete