La Piazza del Plebiscito, situata nel cuore di Napoli, è una delle piazze più grandi e importanti d’Italia. Ma pochi sanno che la sua origine risale a secoli fa, quando era solo un semplice spiazzo irregolare utilizzato per le feste popolari.
Fu solo nel Seicento che la costruzione del Palazzo Reale, ad opera dell’architetto Domenico Fontana, diede alla piazza il suo primo significato architettonico. Il Palazzo, chiamato “Nuovo” per distinguerlo dal Palazzo Vecchio costruito nel 1500 come residenza reale dal vice regno spagnolo, rese la piazza il centro delle celebrazioni ufficiali e dei giochi popolari, tra cui il famoso gioco della Cuccagna.
Napoli, la storia di Piazza del Plebiscito
L’architetto Luigi Vanvitelli effettuò dei lavori di restauro al Palazzo Reale nel XVIII secolo e costruì le otto nicchie dove vennero esposte le statue dei re di Napoli. Solo con l’arrivo di Carlo III, però, il Palazzo Reale divenne una vera reggia nobiliare, con arredamenti ed opere d’arte.
L’incendio del 1837 portò all’abbattimento del Palazzo Vecchio e alla ricostruzione dell’ala destra del Palazzo Reale per volontà di Ferdinando II. Successivamente, Ferdinando IV fece costruire la chiesa di S. Francesco di Paola come voto del re al santo che aveva interceduto per lui affinché si restaurasse la corona borbonica.
La realizzazione del progetto della Chiesa fu affidato a Piero Bianchi che decise di collocare due statue equestri, di Carlo e Ferdinando di Borbone e costruì un porticato a semicerchio per dare alla piazza un tono maggiormente monumentale. Due palazzi completarono la piazza, ovvero Palazzo Salerno e Palazzo dei Ministri, oggi Palazzo della Prefettura.
Perché Piazza del Plebiscito si chiama così
Ma il nome “Piazza del Plebiscito” fu dato solo nel 1860, dopo il plebiscito del 21 ottobre che decretò l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna. Da quel momento, la piazza diventò un simbolo della nazione italiana e della lotta per l’unificazione del paese.