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Napoli, le zone a forte rischio in caso di eruzione Vesuvio: la mappa

Il Vesuvio è uno dei vulcani più famosi al mondo, noto per le eruzioni devastanti che hanno colpito la regione di Napoli nel corso della storia. La zona circostante il vulcano è stata suddivisa in diverse zone di rischio in base alla probabilità di subire danni in caso di eruzione.

Rischio Vesuvio a Napoli, due zone rosse

La zona rossa del Vesuvio, che comprende i comuni della città metropolitana di Napoli (oltre Scafati in provincia di Salerno), è considerata a rischio in caso di eruzione vulcanica. Questa zona è stata ulteriormente suddivisa in zona rossa 1 e zona rossa 2. La zona rossa 1, delimitata dalla linea Gurioli, è la zona a maggiore pericolosità vulcanica, in quanto può essere invasa dalla lava.

Questo settore è stato ulteriormente ampliato utilizzando cautelativamente anche i confini amministrativi della precedente e più estesa vecchia zona rossa, definendo così l’attuale zona rossa 1. La zona rossa 2 è anch’essa a rischio vulcanico, perché potrebbe essere soggetta a una consistente pioggia di cenere e lapilli con susseguenti depositi di materiale piroclastico sui solai di copertura che potrebbero cedere per il troppo peso.

Eruzione Vesuvio a Napoli, i comuni a rischio

La nuova perimetrazione della zona rossa, diffusa dalla protezione civile nel 2013 e poi ridefinita nel 2014, include un totale di 25 comuni. Oltre alle 18 municipalità della precedente zona rossa, sono stati aggiunti totalmente o parzialmente i comuni di Nola, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano, Scafati, la Masseria Cutinelli enclave di Pomigliano d’Arco e la Sesta Municipalità di Napoli, composta dai quartieri (parte) di Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli, che il vecchio piano di emergenza collocava nella zona gialla.

In caso di eruzione vulcanica, le conseguenze potrebbero essere molto gravi per la popolazione della zona circostante il Vesuvio. Oltre ai danni alle propriet, ci sarebbe il rischio di perdite umane causate dalla pioggia di cenere e lapilli, dagli incendi e dalle valanghe di fango e detriti. La sopravvivenza in queste zone sarebbe altresì resa problematica per le difficoltà alla respirazione e per l’irritazione agli occhi e alla gola dovuti al materiale sottile in sospensione nell’aria. Esiste pertanto un piano di evacuazione che si spera non possa essere attuato mai.