Nel cuore del quartiere Poggioreale di Napoli, nella zona di Gianturco, sorge un luogo straordinario che incarna l’autogestione e la rinascita di una comunità. È qui che prende vita Officina 99, un centro sociale occupato che trova dimora in un edificio abbandonato.
Questa avventura inizia il primo maggio del 1991, quando un gruppo di studenti e militanti, appena sgomberati dalla Sala d’Armi dell’università in via Mezzocannone, decide di occupare l’ex scuola “Stefano Falco” in via Emanuele Gianturco 99, nella periferia orientale di Napoli.
Tuttavia, l’occupazione di questo edificio non dura a lungo, poiché gli stessi occupanti decidono di spostarsi nell’adiacente ex officina per la rettifica dei motori. Questa officina, rimasta in disuso dal 1977 e di proprietà privata, si trova al civico 101 e diventa la nuova sede definitiva di Officina 99.
Il nome stesso del centro sociale è un omaggio alla sua prima sede, mantenendo viva la memoria di quei primi passi intrapresi verso l’autogestione e l’empowerment della comunità. Officina 99 si trasforma così in uno spazio vivace e poliedrico, dove vengono organizzati incontri, proiezioni cinematografiche e concerti.
Officina 99 e i fasti degli anni 90′
Intellettuali e artisti di spicco della scena napoletana trovano in questo luogo un terreno fertile per esprimere la loro creatività e condividere il loro talento. Nomi come Mario Martone, Gabriele Salvatores, i Marlene Kuntz e Enzo Avitabile 99 Posse risuonano tra le mura di Officina 99, arricchendo il panorama culturale locale e offrendo un’alternativa sia alla destra che a una parte della sinistra italiana di quegli anni.
Ma Officina 99 è molto più di un semplice centro culturale. Nell’ambito di un quartiere segnato da una forte decadenza, esso diventa un punto di aggregazione per i residenti e i giovani in cerca di un’offerta culturale diversa, lontana dai soliti schemi. Il centro si integra con il quartiere di Gianturco, inizialmente cercando approvazione e supporto dalla popolazione locale.
Nei primi anni ’90, in risposta al degrado del quartiere, Officina 99 avvia diverse iniziative, come un doposcuola e un consultorio per le donne, con l’obiettivo di contrastare il declino sociale e favorire l’integrazione del centro nella trama urbana circostante.
Tuttavia, nel corso del tempo, con il cambio degli animatori all’interno della struttura, i cambiamenti sociali nel quartiere e le sfide di uscire dall’isolamento politico, il legame con la popolazione locale si è affievolito progressivamente.
Da Officina 99 a C.S.O.A.
Nel luglio del 2005, un evento significativo segna una svolta nella storia di Officina 99. L’edificio occupato, di proprietà privata, viene acquistato dall’Amministrazione comunale di Napoli. L’annuncio che lo stabile sarà destinato a un uso sociale rappresenta un importante passo avanti, in linea con quanto già fatto nel corso degli anni dal Centro Sociale.
Così, prende forma il C.S.O.A. (Centro Sociale Occupato Autogestito) di Officina 99, con una volontà rinnovata da parte degli occupanti di riappropriarsi di spazi urbani abbandonati e lasciati al degrado. L’obiettivo è quello di avviare un processo di riqualificazione attraverso proposte legislative che tutelino la salute e l’ambiente.
Come ad esempio la lotta contro l’incenerimento dei rifiuti e la promozione del riciclo attraverso una corretta raccolta differenziata. Officina 99 diventa un simbolo di resilienza e di speranza per la comunità. Questo centro sociale occupato autogestito continua a offrire spazi di incontro e di partecipazione per i residenti del quartiere e per chiunque cerchi un’alternativa ai circuiti tradizionali.