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Caffè a Napoli, la ricetta “segreta” di Eduardo De Filippo

Del caffè a Napoli si è detto tanto negli ultimi anni. Dei benefici e del segreto che risiede proprio nel capoluogo partenopeo. Di sicuro si parla di una delle bevande più consumate non solo in Campania e in Italia ma in tutto il mondo. Ma berlo a Napoli è davvero un’altra cosa rispetto alle altre zone.

Nessuno ancora è riuscito a dare una spiegazione plausibile a questa “ricetta segreta” che da sempre ha caratterizzato la città partenopea. Che custodisce gelosamente questa tradizione che resta negli anni. Sono tantissimi anche i personaggi del mondo dello spettacolo, in particolare del cinema e del teatro, che hanno esaltato le qualità del caffè di Napoli.

Tra tanti c’è di sicuro un icona della napoletanità, un grande artista come Eduardo De Filippo. Che in alcune commedie ha parlato del caffè. Due in particolare vengono alla mente. La prima è sicuramente il capolavoro in assoluto “Natale in casa Cupiello”. Dove il signor Luca, interpretato dallo stesso Eduardo definisce pessimo il caffè della moglie Concetta (Pupella Maggio).

“Chest sape e scarrafone” la frase mitica pronunciata da Luca Cupiello dal letto e da poco sveglio, e dopo aver ripetuto per tre volte “Cuncè fa freddo fuori?”. Ben altra storia invece quella della commedia “Questi Fantasmi” dove Eduardo interpreta il l personaggio di Pasquale.

Questi Fantasmi, Pasquale (Eduardo De Filippo) svela al Professore la ricetta segreta del suo caffè

Nella commedia Questi Fantasmi del 1954 si racconta la storia di Pasquale che va ad abitare insieme alla moglie in un palazzo di Napoli che il proprietario mette in vendita gratuitamente a causa di alcune storie misteriose che aleggiano su quella residenza. Che appunto sarebbe infestata dai fantasmi.

Interpretazione magistrale di Eduardo, che mette in scena l’ennesimo capolavoro della sua lunga carriera costellata di successi. In quest’occasione rimane mitico il colloquio tra Pasquale ed il Professore fuori al balcone. Il protagonista svela in quel momento la sua ricetta segreta per preparare un bon caffe.

Ovviamente considerando i tempi, non esisteva ancora la versione moderna della moka, ma una caffettiera diversa e molto più grande. Don due pezzi che si montavano uno sopra all’altro. Pasquale svela al professore che bisogna mettere un coppetiello di carta al becco della macchinetta che trattiene all’interno quel vapore che aromatizza il caffè suo al momento della “colata”.

Dando maggiore intensità e gusto alla bevanda. Il secondo segreto è quello della tostatura, che deve essere del colore “manto di monaco”. Per dare poi il tocco finale al caffè infine si può mettere “nella parte interna della capsula bucherellata, sul fondo”un mezzo cucchiaino di miscela per aromatizzare l’acqua. In questo caso si otterrà per Eduardo un caffè memorabile.