A Napoli sono tante e colorite le espressioni che si possono utilizzare come offensive verso le persone. “‘O Ricuttaro” è una di queste. Una parola particolare del dialetto, che racchiude una storia affascinante di cui spesso è difficile rintracciare le origini senza fare un viaggio nel passato. Per comprendere appieno il suo significato di deve fare tornare indietro nel tempo di duecento anni.
In modo semplice e diretto, il termine “Ricuttaro” indica una persona che trae profitto dallo sfruttamento della prostituzione, ossia il lenocinio. I sinonimi di questa parola sono “Protettore” e il più volgare “Pappone“, che citiamo come esempi solo per una questione di chiarezza.
Da questa parola napoletana “ricuttaro” deriva successivamente l’espressione “Fà ‘e ricotte“, ovvero “fare le ricotte”, anche se questo tipo di formaggio non ha nulla a che fare con la prostituzione.
Nell’inizio dell’Ottocento, i camorristi (che non devono essere intesi nel senso odierno, poiché la camorra ha avuto uno sviluppo peculiare nell’ultimo secolo e mezzo) raccoglievano collette, imponendo delle “Donazioni” alla gente comune, in particolare ai commercianti.
Come per una sorta di tassa per finanziare le spese legali dei membri affiliati finiti in carcere. Principalmente queste donazioni servivano per le spese degli avvocati o per il mantenimento delle famiglie. Questa pratica continua ancora oggi.
“‘O Ricuttaro”: le origini e la trasformazione di questa parola napoletana
Tale colletta era chiamata “Coveta” o “raccoveta”, e col passare del tempo questi termini hanno subito corruzioni e trasformazioni, diventando “ricotta” dovuto alla somiglianza dei suoni. Ancora oggi, se un napoletano vi chiede se avete “Arrecuoveto“, vi sta domandando se avete già ricevuto il vostro stipendio o la vostra pensione.
I camorristi che raccoglievano la “Raccoveta” erano spesso dei protettori, e da “ricotta” il passo è stato breve per arrivare a “Ricuttaro”, un sostantivo carico di disprezzo che designa persone che vivono a spese degli altri, come dei veri parassiti, approfittando della bontà delle persone che venivano in pratica sfruttate.
Oggi, per estensione, “ricuttaro” può riferirsi a chiunque non svolga un lavoro (o un lavoro considerato tale) e riesca a vivere sfruttando gli altri. È per questo motivo che il termine viene spesso usato dal popolo nei confronti dei politici, che non sono ben visti, specialmente in tempi recenti.