C’è chi dice no
Il Napoli incassa tanti, troppi rifiuti. Perché tanti no? Cerchiamo di analizzare i motivi di questi dinieghi
Ora è giusto fare uno sprint lungo un lustro, sino alla gestione dall’appeal estremamente magnetico di Rafa Benitez: a Napoli urge un nome blasonato che sappia sostituire degnamente il partente Edinson Cavani. Le trattative sono lunghe ed estenuanti, i rifiuti che seguirono sono stati rospi troppo grossi da digerire per i tifosi partenopei, delusi da una gestione societaria troppo parsimoniosa e da un atteggiamento troppo restio di questi giocatori; per questo, presero molto a cuore i destini di quei “traditori”, in perfetto ossequio alla Legge di Murphy (se qualcosa può andar male, lo farà, ndr): Mario Gomez preferì la rinascimentale Firenze al sole di Napoli. Il panzer tedesco, tra infortuni e topiche colossali, ripudiò il capoluogo toscano definendola “un’esperienza da dimenticare”; Leandro Damiao, l’erede – secondo gli addetti ai lavori dell’epoca – del Fenomeno Ronaldo, si eclissò come una supernova. Edin Dzeko sappiamo come s’è disimpegnato quest’anno a Roma. L’amletico Julio Cesar non trovò l’accordo con gli azzurri dopo un corteggiamento lungo un mese. Col senno del poi nessun rimpianto; a Napoli sono arrivati Mertens, Callejon, Reina, Albiol e il signor Gonzalo Higuain. Risultato: terzo gradino del podio, Tim Cup in bacheca e un entusiasmo alle stelle per quella che doveva essere la stagione della consacrazione. Ma sarà un’eccitazione effimera: il canto ammaliatore di Benitez non funzionò più, la società di Aurelio De Laurentiis subì quattro secchi no: Mascherano, Fellaini, Gonalons e Kramer preferirono non lasciare il loro club d’appartenenza, il loro “progetto di vita”. Chissà che progetto poi.
Vogliamo ricordare la perturbante trattativa Astori nella sessione estiva scorsa? O quella Soriano a gennaio? Meglio di no.
Klaassen, Zielinski, Vrsaljko, Lapadula, ai quali aggiungiamo il messicano Hector Herrera – che sembra affascinato dall’ipotesi azzurra; bisogna solo trovare l’accordo col Porto – e Koulibaly (coi suoi mal di pancia) farebbero comodo alla causa napoletana, ma i loro destini sono tutti affini: saranno lontani dal club di De Laurentiis. Tant’è. Aurelione, che dovrebbe meglio spiegare i pregi di una politica finanziaria accorta, paga quindi il prezzo della sua palese contraddizione. Appare come un pifferaio magico, è ispirato invece da due sole muse: parsimonia e affari. Pare un folle capriccio strappare ai giocatori i diritti d’immagine, ma un motivo c’è. E lo sa soltanto lui…
Foto: LaPresse, Fabio Urbini