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La caduta del profeta di Figline, la rivincita di Cannavaro e il sadismo dei ‘rafaeliti’

1-RITIRO-CASTELVOLTURNO-SARRI--FOTOCUOMO-8Napoli è una città strana, colma di criticità ataviche e irrisolte, ma anche di veri e propri controsensi inspiegabili agli occhi di chi non la vive quotidianamente. Amore e odio, come spesso accade nelle migliori storie romanzate ma anche nei fatti di tutti i giorni, sono sentimenti che vanno a braccetto e condizionano la vita di tanti ‘figli del Vesuvio‘, calienti e passionali. Così come pure è presente il senso di rivalsa e competizione tra i cittadini partenopei che lavorano e sudano per emergere dalle difficoltà: pura normalità, si potrebbe aggiungere, nella metropoli che rimane pur sempre la capitale dell’anormale. Ma che non si tocchi o’ Napule! Il calcio, infatti, è materia oscura, il pallone rimane qualcosa addirittura di viscerale che lega i tifosi azzurri alla squadra del cuore con un filo spesso e d’acciaio, praticamente impossibile da spezzare, così come un amore talmente passionale da poter generare anche comportamenti inquietanti e dogmatici in determinati soggetti. C’è l’angoscia dopo un addio (Benitez al Real), la non accettazione del presente dopo la fine di una storia (Sarri nuovo allenatore) e persino le imprecazioni nel rapporto di coppia (i rigori sbagliati da Higuain). Di tutto insomma, e non solo nei 90′ di gioco. Questa stagione (come del resto la scorsa, ma per diversi motivi) non è iniziata, almeno dopo la sconfitta all’esordio di domenica scorsa a Reggio Emilia contro il Sassuolo, sotto i migliori auspici perchè – dovete sapere – che a Napoli quando o’ Napule vince è da considerarsi come la normalità (le famiglie sono allegre e la vita continua spensierata pur tra le mille peripezie), ma quando gli azzurri perdono tutto diventa nero, il sole scompare dal cielo all’improvviso e nemmeno la pizza ha più lo stesso sapore! Tragedia che si è consumata appena qualche giorno fa al Mapei Stadium dove vi sono state tante rivincite: in primo luogo quella di Cannavaro bruciato forse troppo in fretta dal profeta Benitez; a seguire c’è stata la rivincita dei ‘rafaeliti‘ (setta napoletana di adulatori del tecnico spagnolo ora sulla panchina dei bianchi di Madrid) che pur tifando Napoli hanno quasi goduto della caduta del profeta di Figline in terra emiliana. Il povero ‘compagno’ Sarri – che nella sconfitta ci ha messo pure del suo – non ha potuto fare altro che ingoiare il primo boccone amaro della stagione con la speranza che da qui a qualche mese non faccia una indigestione di mancate vittorie. In tanti sperano addirittura in una presa di posizione di Aurelione nei confronti del tecnico comunista per portare sulla panchina azzurra un vecchio pallino: Vincenzino Montella da Castello di Cisterna. E siamo appena alla (quasi) vigilia della seconda giornata di campionato, figuriamoci quello che potrà succedere nelle prossime settimane! In ogni caso il sadismo dei Benitez-boy è stato pari a quello dei contestatori dello spagnolo che hanno gufato – riuscendoci parzialmente – i ‘bianchi’ che non sono riusciti ad andare oltre lo zero a zero contro lo Sporting Gijon nella Liga. Una guerra di scortesie sportive che alla fine hanno sortito l’effetto di scontentare tutti gli attori in causa.

Domenica sarà di nuovo il campo, dopo tante chiacchiere, ad emettere verdetti: noi tutti speriamo che il Napoli – nonostante una squadra ancora da ‘lavori in corso’ ai nastri di partenza per l’ennesima volta e che Giuntoli sul filo di lana possa completare con innesti di qualità – possa rialzarsi e che l’ambiente si compatti finalmente remando per l’obiettivo comune. Le ‘scissioni’ interne, le guerre tra opposte fazioni sembrano effettivamente ridicole, i processi alla squadra dopo appena 90′ deprecabili. Ci sta la delusione, ci sta pure la rabbia (civile e pacata) verso la proprietà che anche in questa circostanza ha commesso errori sul mercato ma è impensabile che possa essere tolta la fiducia ad un tecnico come Sarri – che fa del lavoro e del sacrificio quotidiano il marchio di fabbrica dei successi personali – dopo appena 90′ di gioco. Domenica contro la Sampdoria al San Paolo, per il debutto casalingo, si rischierà (ad oggi settemila tagliandi venduti) ancora un record negativo di presenze: i napoletani adesso sono stanchi di aspettare, vogliono vincere, pretendono un riscatto della squadra, acquisti milionari e un campionato ad alta quota dimenticando forse la reale dimensione della SSCN che – dal 1926 ad oggi – ha vinto meno della Pro Vercelli. Tutti vogliamo vincere, non solo gli ultras delle curve che lo strillano ogni domenica, e anche noi sogniamo di alzare trofei al cielo e speriamo in una crescita graduale del club per arrivare ad inanellare trionfi e bilanci sani. E ben vengano pure le proteste civili come quella attuata dai tifosi azzurri che per il momento scelgono di disertate gli spalti del San Paolo facendo comunque in questo modo il gioco delle pay tv. Ma secondo noi la squadra, soprattutto nei momenti difficili, andrebbe aiutata e sostenuta sempre, come un tempo faceva il San Paolo che ruggiva contro gli avversari di ogni tipo. Nonostante l’imborghesimento del popolo tifoso azzurro, siamo certi che il Napoli di Sarri domenica si rialzerà e riprenderà la marcia riportando – a suon di vittorie – il pubblico ad affollare le tribune.

Foto: rete internet