La storia di San Gennaro: dove è nato, l’arresto e il miracolo

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San Gennaro, uno dei santi più venerati dai napoletani e dai fedeli in generale, è noto per il suo culto fervente e per il misterioso prodigio della liquefazione del suo sangue. La sua storia affonda le radici nell’antichità, ed è un importante elemento della tradizione religiosa di Napoli.

Il nome “Gennaro” deriva dal latino “Ianuarius,” che è associato a Giano, il dio romano delle chiavi del cielo, dell’inizio dell’anno e del passaggio delle porte e delle case. Questo nome era spesso dato ai bambini nati nel mese di gennaio, undicesimo mese nel calendario romano dopo una riforma nel II secolo d.C. Gennaro faceva parte della gens Ianuaria, il che significa che il suo nome personale non ci è giunto, ma il suo cognome era associato al dio Giano.

Gennaro è nato a Napoli nella seconda metà del III secolo ed è stato eletto vescovo di Benevento, dove ha svolto il suo apostolato. Era una figura amata dalla comunità cristiana e rispettata anche dai pagani per il suo impegno nelle opere di carità.

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La storia di San Gennaro: l’arresto e la morte nell’oscurità

Questo periodo ha avuto luogo durante il regno dell’imperatore Diocleziano (243-313), che inizialmente aveva concesso a tutti i credi un certo grado di libertà di culto. Tuttavia, in seguito, Diocleziano emise tre editti contro i cristiani, innescando una delle più feroci persecuzioni contro la Chiesa.

Durante questo periodo, Gennaro conobbe il diacono Sosso, e divenne stretto amico di Festo e Desiderio. Tutti vennero arrestati dal dal giudice Dragonio, proconsole della Campania, a causa delle celebrazioni religiose quotidiane che si tenevano nonostante il divieto imperiale. Li condannò così a morire durante dei giochi che si tenevano in città.

Tuttavia, il giudice cambiò decisione prima dell’esecuzione, temendo disordini durante i giochi pubblici dovuti alla simpatia della folla verso i prigionieri. Così, il 19 settembre del 305, Gennaro e i suoi compagni furono decapitati di nascosto nel Foro di Vulcano, vicino alla celebre Solfatara di Pozzuoli.

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Si narra che una donna chiamata Eusebia raccolse parte del sangue di Gennaro in due ampolle, noti come “lacrimatoi,” e le conservò con grande venerazione. Era pratica comune tra i cristiani dell’epoca cercare di raccogliere corpi o parti di corpi di martiri per venerarli come reliquie.

San Gennaro dopo la morte: da culto di pochi al miracolo che unisce tutta Napoli

Le reliquie di Gennaro furono sepolte nell’agro Marciano presso la Solfatara, insieme ai suoi giovani compagni di martirio. Nel 431, le reliquie di San Gennaro furono traslate nelle catacombe di Capodimonte a Napoli, dove furono poste vicino a quelle di San Agrippino, un altro vescovo di Napoli. Nel corso dei secoli, il culto di San Gennaro si diffuse ulteriormente, e le catacombe divennero un importante luogo di pellegrinaggio.

Nel V secolo, il culto di San Gennaro era già ben radicato, tanto che molti cristiani desideravano essere sepolti accanto a lui, e le loro tombe erano decorate con le sue immagini. Nel 472, durante una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani si rivolsero a San Gennaro per la sua intercessione, segnando l’inizio della sua affermazione come patrono principale di Napoli, superando San Agrippino.

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Durante un’altra eruzione del Vesuvio nel 512, il vescovo di Napoli, San Stefano I, iniziò le preghiere propiziatorie, con il Santo che avrebbe fermato l’avanzare della lava. Successivamente, fu costruita la Chiesa Stefania in suo onore, che in seguito sarebbe diventata il Duomo di Napoli, dove le reliquie di San Gennaro furono conservate insieme al cranio e alle ampolle del sangue.

Il cranio di San Gennaro fu inserito in un prezioso busto d’argento, opera di tre orafi provenzali, donato da Carlo II d’Angiò nel 1305. Nel 1646, il busto d’argento con il cranio e le ampolle del sangue furono collocati nella Cappella del Tesoro del Duomo di Napoli, una struttura ricca di capolavori d’arte. Le ampolle erano sigillate in una teca preziosa fatta realizzare da Roberto d’Angiò nel XIV secolo.

Il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, avvenuto per la prima volta nel 1389, è un evento atteso tre volte l’anno dai fedeli napoletani. Queste celebrazioni hanno un significato profondo per la città, e la loro ritualità ha mantenuto una continuità nel corso dei secoli.

Nonostante gli studi scientifici, la spiegazione di questo prodigio rimane un mistero, e la Chiesa non ha mai emesso una dichiarazione ufficiale a riguardo. Il miracolo è diventato un simbolo di speranza per il popolo di Napoli, e la sua presenza o assenza è interpretata come un segno del destino della città.

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