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Mamma Napoli, rialzati! “O’ ciuccio è ferito ma nun è muorto”

IMG_20160731_001925La paura fa novanta, come gli anni che compie oggi la Partenope. E non ci saranno festeggiamenti, tombole o lotterie pirotecniche per il team napoletano nato nel 1926. Eccetto una bella iniziativa degli ultrà della curva nella mezzanotte all’esterno della struttura di Fuorigrotta. Nessun entusiasmo. Solo tanta delusione, insofferenza e una clamorosa indifferenza. Una indifferenza che spaventa così tanto Aurelio De Laurentiis che ha concesso per l’amichevole celebrativa con il Nizza l’ingresso gratuito ai minorenni e ai reduci da Dimaro. Un modo per cercare di riempire i vuoti di un San Paolo che presenterà – almeno sugli spalti – uno spettacolo desolante: tremila (circa) i biglietti venduti, mai si è registrata tanta disaffezione in città. E non è stato solo l’addio di Gonzalo Higuain a generare questa frattura tra tifoseria e società. Hanno contribuito certi atteggiamenti interpretati come superficiali da parte del club, una risposta seccata (e un po’ offensiva, a dire il vero) di De Laurentiis nell’unica conferenza stampa in tre settimane in Trentino e, ovviamente, un mercato sin qui oculato ma povero di sussulti. Nemmeno la prova d’amore (eterno) di Hamsik è servita. Il ciuccio è agonizzante: la tenacia e la “capa tosta” dovranno quindi essere ancor più vive nello spirito di un tifo che – da sempre – si è impegnato per il riscatto distintivo di una storia controversa.

IL NAPOLI FA FLOP – Repetita iuvant: nessuna presentazione ufficiale della squadra a Dimaro-Folgarida, per la delusione dei tifosi arrivati in Trentino: una mini-celebrazione condotta dallo speaker della squadra, Daniele Decibel Bellini, niente di più. Tutto è stato spostato a prima dell’amichevole di questa sera al San Paolo col Nizza, la squadra della città francese colpita di recente da un attacco terroristico aberrante. Si festeggeranno i 90 anni della società, ma rischia di essere un vero flop, visti i dati riportati nelle ultime ore.
Sono pochissimi i biglietti staccati per l’amichevole di stasera, inoltre mancheranno parecchi ex giocatori che erano dati presenti all’evento, semplicemente perché la società ha diramato solo martedì scorso gli inviti e per molti di loro mancano “i tempi tecnici per raggiungere Napoli in tempo”. Non ci sarà nemmeno Diego Maradona, per impegni già presi in precedenza. Tutte queste, sono notizie strappate in un clima di semiclandestinità, un muro di silenzio che cozza con la passione e l’entusiasmo di una città che respira calcio ventiquattro ore al giorno. Basta dare uno sguardo ai social network, o sulle testate nazionali: insulti ben condivisi ad Higuain e De Laurentiis, più gli inviti annessi a disertare lo stadio stasera. Il momento attuale è delicato, inutile nascondersi. La popolarità del patron azzurro è ai minimi storici, la rabbia è tanta e la gente è demoralizzata.
Si cercherà di ricucire lo strappo, ritrovare serenità, cercando anche aiuto nei feticci sacri: San Paolo, San Carlo (presente l’orchestra che precederà con un’esibizione il match contro il Nizza) e la supervisione dell’onnipresente San Gennaro. Il calcio e la religione: del resto, quando si parla di Napoli, i confini sono sempre molto labili. E poi Il Volo, i fuochi d’artificio.
E gli ingressi gratuiti per under 18 e reduci da Dimaro. Richiamo avveduto o disperato?  

LA PA…RTENOPE FA 90 – ll proverbio è l’espressione della voce pop, è come una scintilla sulla scia del futuro che guida nel giudizio o nell’operato di qualcuno attraverso la tradizione; “la paura fa 90”, la paura dei napoletani – allo stato attuale – è questa qui. Figurata e ironica: sotto lo stimolo della paura si pensano e dicono cose che sembrerebbero impensabili in tempi – almeno a chiacchiere – di pace. Perdere il proprio pezzo da 90 a 90 milioni di €, per giunta poi, nel periodo dei 90 anni di storia, è un boccone amaro da mandar giù.
Il futuro quindi diventa un nemico imprevedibile e cercare di rispondere, in questi casi, all’incertezza di uno stato di smarrimento, non fa altro che aumentare i dubbi piuttosto che risolverli.
Bisognerà ripartire dalle certezze, farsi un esame di coscienza e valorizzare ciò che di buono è stato fatto. Dai calciatori che sono rimasti al fedele capitano Marek Hamsik, dalla fiducia per gli investimenti che verranno fatti per rinforzare l’organico fino a lui, Maurizio Sarri. Facciamolo (anche) per lui.
Del resto, per chi quella panchina se l’è sudata e portata a casa con merito, solo chi un certo tipo di calcio l’ha guadagnato con le unghie e con i denti, dai campi polverosi delle squadre di provincia fino alle porte della Champions può risollevare da questa situazione.
Un ambiente ancora scosso, inutile provare a smorzare i toni, i sentimenti. Ancora più dura, ovvio, nella giornata di un importante compleanno.

LA FERITA PIPITA BRUCIA ANCORA – Troppe false dottrine e idee distorte create per soddisfare il volere economico e il marketing della persona rendendola solo un mezzo di scambio. L’uomo idolatrato e coccolato quale nuovo paladino e rappresentante popolare di una città, protagonista al massimo con un minimo sforzo per un impegno preso con il tifo, complice ingrato di un divorzio con negoziazione assistita con la società che ne detiene le prestazioni. La rabbia che ne scaturisce è sempre indice di profonda sofferenza e quindi andrebbe capita, spiegata, piuttosto che ignorata. A volte non si è arrabbiati tanto per la situazione avvenuta, ma perché la situazione che si sta vivendo riporta a galla vecchie ferite, vecchi rancori vissuti con il campione “fatto in casa” di turno. Ergo, cosa innesca queste crisi rabbiose? Qual è il vero leitmotiv di questo fenomeno? La sofferenza (mista a paura d’abbandono) nascosta. Malgrado le apparenze, le esplosioni di rabbia ripetute rivelano una profonda sofferenza interiore. In molti casi le persone che si arrabbiano troppo, a causa della loro storia personale, diventano particolarmente sensibili alle esperienze di rifiuto, abbandono, tradimento. Per questa ragione ogni minimo segnale di ambiguità o di disinteresse da parte di una persona significativa è in grado di innescare una sensazione di disperazione che si esprime con rabbia e accuse pesanti. Se ci pensiamo bene, a farci arrabbiare non è mai l’evento in sè, ma l’interpretazione che si dà dell’evento. La persona che non riesce a controllare la rabbia tende a leggere il comportamento delle persone care in modo negativo ed esagerato, giungendo a delle conclusioni che confermano i suoi peggiori timori. Ma se queste persone poi, associando a comportamenti di dubbio gusto, cercano con pretestuoso ingegno di scaricare le colpe sugli altri per sentirsi meglio, la frittata è bella che fatta.Uno specchietto per le allodole per non rompere con i tifosi, per gettare ogni responsabilità sul patron, reo di non aver costruito una squadra all’altezza. È il gioco delle parti, un tira e molla alla lunga inconcludente. Il gentile cadeau che lascia il signore dai tratti ellenico-argentini sono 90 milioni: la società sportiva calcio Napoli ricaverà dalla sua cessione la plusvalenza più importante della sua storia, oltre che una delle prime della storia del calcio mondiale. Tuttavia, vuotare il sacco con onestà intellettuale e non destabilizzare un popolo intero che l’ha amato incondizionatamente, gli avrebbe (ri)consegnato credibilità. “Perché hai lasciato Napoli?” non è solo domanda scomoda, ma sarebbe addirittura una precondizione, l’ABC del giornalismo, lo scoop (vero) che avrebbe coinvolto l’intera piazza. Non la fai a Totti, a Maradona o a qualunque altro. La si doveva fare al signor Higuaìn, sin dal primo momento. Anche per un cuore sereno e non napoletano, immune ordunque da sollecitazioni estreme, vedere il giocatore argentino con la sciarpa al collo bianconera mentre sventolava la sua “9” dal balcone è stata una roba inimmaginabile. Il giorno dopo, una pura farsa in giacca e cravatta. Una pièce teatrale talmente invisa ai napoletani che “addirittura” De Laurentiis ha ricevuto – nei giorni successivi e dopo una lettera di replica – una calorosa accoglienza dai supporters presenti a Dimaro-Folgarida.

IL PORTALE DEI SENTIMENTI – Una forca caudina dalla quale non poteva sfuggire. Per questo sarà ricordata come una conferenza stampa sull’addio a Napoli, una captatio benevolentiae verso i suoi ex tifosi (scaricando le colpe su ADL) nata per giustificare un torto eseguito, mettendo in secondo piano le reali intenzioni future. La giornata della presentazione di Higuain alla Juventus, del consumarsi cinico dello smacco ricevuto, dovrà esser sostituita invece da quella dell’accordo per il rinnovo di Marek Hamsik, della consacrazione di un magnifico matrimonio lungo un’intera vita professionale. Con pragmatismo e serietà, senza fare – necessariamente – uso di sudamericani ambiziosi o tangueri argentini instabili. Conservare una napoletanità di tipo tradizionale, con occhi (dell’Est) più convinti verso il futuro. Sarà proprio Marekiaro a svettare tra le bandiere, sulla cresta dell’onda di una grande carriera da protagonista, capitano ed uomo dei record battuti. Ecco la scossa, quella immediata! Così da portare al San Paolo, con forza e con passione, un coro nato dalla vera anima della città sarebbe il modo migliore per far sì che l’identificazione tra città e squadra di calcio possa avere realmente un lato positivo. E un giorno, magari all’improvviso, ritrovarsi con gli stessi obiettivi e una vittoria tra le mani. Un ritorno al futuro, spulciando dal passato e dai sentimenti. A proposito di sentimenti, Arnaldo “Cherì” Sentimenti II, portiere a tempo indeterminato (’34-’48) di un Napoli targato Lauro: “Sentimenti c’è la Juve che ti vuole, offre 200mila lire, sono tanti soldi. Ma se decidi di restare, sarà un grosso piacere per me”, sentenziò il patron; bastò qualche ora e Sentimenti replicò:“Resto, perché Napoli è la mia seconda mamma. Non andrò mai via da qui”. Piccola postilla a margine: neanche Maradona amava Ferlaino. Amava Napoli.

AAA, SALVIAMO MAMMA NAPOLI – Napoli è una città che è stata capace di metabolizzare di tutto. Dalle dominazioni straniere ai terremoti, dalle carestie alle epidemie più terrificanti; dalle offese ai luoghi comuni, dagli sbagli (di piccole minoranze) alle delusioni cocenti in fatto calcistico.
Napoli è anche una donna tradita, abbandonata: donna Partenope è una sirena bellissima (proprio come quella della fiaba del danese Andersen) che, nonostante le delusioni e le difficoltà, continua ad accoglierti come una mamma.
Napoli è come una madre che dà amore incondizionato, l’ancora, la città che ti fa sentire a casa: mamma Napoli è una mamma speciale, una chioccia. Attenta, premurosa – anche troppo – e con un cuore enorme.
E per questo vedi Napoli, ti innamori e poi l’abbandoni. Una città, un popolo e una squadra che un giorno all’improvviso diventa un ricordo sbiadito. Il pocho Lavezzi, Edinson Cavani e in questi giorni Gonzalo Higuain, il copione è praticamente lo stesso. Gli idoli della compagine azzurra non resistono più e preferiscono altre sfide. Il Pipita si è messo in scia dei predecessori con una scelta alquanto discutibile e che continuerà (ancora per molto) a fare rumore. È il tradimento sportivo più grande. Si cercherà di andare avanti.
Poi, diciamolo in tutta onestà, un grande aiuto a dimenticare può contare su 90 anni e milioni di ragioni.
C’è fiducia solo in Sarri e in qualche campione rimasto (Hamsik è – ancora una volta – il deus ex machina della situazione). Però c’è anche il tempo per cancellare il malumore. L’estate del ritorno nei gironi di Champions non poteva e non doveva iniziare così. Che l’addio di Higuain segni un nuovo percorso. Il Napoli deve far riavvicinare i tifosi e l’ambiente deve operare con chiarezza e trasparenza per ricompattare la piazza.
Senza fare iatture distorte, senza cadere nel disprezzo misto a cattiveria; il cuore e l’orgoglio dei napoletani deve andare oltre e voltare pagina. Semmai può augurarsi di vedere quella faccia da eroe omerico rivolgersi verso il basso, magari con il capo chino e gli occhi infuocati da una cocente sconfitta al San Paolo e (magari anche) allo Stadium di Torino per mano azzurra. Gli auguriamo di essere tecnicamente mortificato e surclassato dallo splendido calcio del professor Sarri, e da chi verrà a prendere il suo posto in campo (e nel cuore dei tifosi). Gli si può augurare il peggio possibile da calciatore, fermo restando naturalmente un perfetto stato di salute per 90 (e passa) anni. Con tutta la goliardia e ironia segnatamente partenopea, pulita e illuminata, che tanto piace al mondo.