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Borgo Orefici: un luogo simbolo di Napoli tra storia e cultura

Esplorare le vie del Borgo Orefici a Napoli è come fare un salto indietro nel tempo. Tra pittoresche chiese e tranquille piazzette, sopravvive una tradizione artigianale unica al mondo: l’oreficeria. In questa narrazione millenaria, scopriremo come questo settore si è adattato alle sfide del presente, cercando di prosperare nonostante le difficoltà.

A breve distanza dal porto, nel dedalo di stradine che si snodano attraverso il cuore della città, dietro Corso Umberto I (Via Duca di San Donato), si estende il Borgo Orefici. Questo storico quartiere è il luogo in cui l’arte dell’oreficeria ha raggiunto la sua massima espressione, tramandata di generazione in generazione.

La storia di Borgo Orefici

La tradizione orafa a Napoli è molto più antica di quanto si possa immaginare. Risale all’epoca greca, quando i Greci, affascinati dal clima e dalla fertilità del terreno, si dedicarono a diverse attività artigianali, tra cui la scultura, la pittura, la ceramica e l’oreficeria, esportando i loro manufatti in tutto il mondo allora conosciuto.

Tuttavia, fu a partire dal Medioevo che il Borgo Orefici divenne il centro di attività commerciali. Fu qui che gli orafi napoletani stabilirono le loro botteghe artigiane, dando vita a un’arte tanto raffinata da ottenere il riconoscimento ufficiale dalla regina Giovanna I d’Angiò nella metà del XIV secolo. Fu in quel momento che nacque il Borgo stesso.

Durante il dominio francese degli Angioini, l’arte dei metalli e della gioielleria raggiunse l’apice della sua evoluzione, non solo per l’uso di materiali di altissima qualità, ma anche per l’applicazione di avanzate tecniche artigianali e una cura straordinaria per ogni dettaglio. Il primo capolavoro, commissionato da Carlo II e realizzato dai maestri orafi francesi giunti a Napoli, fu il busto reliquiario del patrono San Gennaro.

Periodo borbonico e 900′ fino ai giorni nostri

Durante il periodo di dominio borbonico (1734-1860), l’oreficeria napoletana affrontò grandi cambiamenti legislativi ed economici. I gioielli divennero i prodotti più richiesti, in particolare le parure che includevano diademi, orecchini, spille e talvolta collane, note a Napoli come “concerto”.

Nel corso del Novecento, con la diffusione della produzione industriale, emersero nuove sfide per gli artigiani napoletani. In risposta a questa situazione, adottarono il metodo Lalique, che consiste in un’incisione personalizzata fatta a mano sul gioiello, rendendolo unico nel suo genere. Nel 2000, al fine di tutelare le imprese e riqualificare il territorio, venne creato il Consorzio Antico Borgo Orefici.

Oggi, l’area è pedonalizzata e l’urbanistica è stata riqualificata, consentendo a cittadini e turisti di passeggiare comodamente e ammirare le vetrine che, dal Medioevo fino ai giorni nostri, continuano a esporre capolavori artigianali unici, sfidando la produzione di massa.