WebNapoli24 - WN24

La maledizione di Pompei: cosa succederebbe a chi ruba reperti

Pompei ogni giorno canalizza l’attenzione non solo dei turisti, ma anche degli studiosi e dei ricercatori che sono continuamente alla ricerca di reperti da re riportare in auge.

Il sito archeologico è rinomato in tutto il mondo in quanto quel giorno del 79 d.C. tutto si è fermato così com’era. La furiosa e devastante eruzione del Vesuvio ha completamente avvolto la città romana.

Non di rado gli archeologi hanno scoperto importanti testimonianze su quella che era la vita quotidiana del popolo dell’antica Roma, mettendo in risalto quella che era la quotidianità della civiltà.

La maledizione di Pompei, turista ruba delle pietre e poi si pente. La sua storia

Nel corso degli anni Pompei è stata protagonista di eventi spiacevoli: non di rado i turisti si sono impossessati di piccoli frammenti di ceramica o di mosaici – non curanti di aver violato la legge, ma anche di aver fatto un enorme danno al settore dei beni culturali.

Questi atti testimoniano una gravissima mancanza di rispetto verso il lavoro degli archeologi e studiosi, ma anche la noncuranza verso la conservazione di una così importante patrimonio culturale. Fenomeni che sono legati a quello che viene definito pentimento postale.

Accade che il turista o il qualsiasi individuo, subito dopo dopo aver sottratto pezzi al sito archeologico, successivamente rimanda indietro indietro la refurtiva – con allegata una lettera di pentimento – dove esprime tutto il suo rimorso.

Potrebbe interessarti anche: Cosa rappresenta esattamente il Foro Carolino di Piazza Dante

Queste particolari lettere, però, hanno un dettaglio da non sottovalutare in quanto non solo provengono talvolta da luoghi molto distanti dall’Italia ma sono missive che parlano di malattie, sventure e momenti di sfortuna di chi si è impossessato dei beni.

Proprio di recente è stato recapitato al direttore del parco archeologico di Pompei un pacco da parte di una donna canadese la quale – pentita – ha restituito la refurtiva al sito archeologico, affermando di essersi anche ammalata di cancro al seno.

Potrebbe interessarti anche: A Napoli un tempo c’erano le “cuccagne”, spuntavano a Carnevale

La donna ha parlato di maledizione e soprattutto di non essere a conoscenza di questa leggenda. Si racconta, infatti, che il sito archeologico di Pompei sia in qualche modo protetto da una sorta di forza invisibile che è solita punire coloro i quali si impossessano il legalmente dei suoi reperti.

Non è la prima volta che il direttore o gli archeologi che lavorano all’interno del sito si trovano a fare i conti con lettere di questo genere. Il filo conduttore è la sfortuna e dunque la necessità di restituirle al fine di non essere colpiti da nessun tipo di maledizione.