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A Napoli esisteva la sigaretta “cu o’ sfizzio”: perché costava di più

Nella vibrante storia di Napoli, tra le peculiarità linguistiche e culturali, emerge un’espressione molto comune qualche tempo fa: “sigarette cu ‘o sfizzio”.

La locuzione del termine si traduce letteralmente come “sigarette con lo sfizio“. Il termine “sfizio“, originario del meridione, denota un capriccio, un desiderio, talvolta persino un gusto molto personale.

Tuttavia, nell’ambito delle sigarette, questo “sfizio” si riferisce a un particolare desiderio, distinto dalla semplice voglia di fumare. La sigaretta, una delizia in sé, non può essere considerata l’unico piacere a cui ci si riferisce in questa espressione.

Va sottolineato che il termine “sigarette“, nel contesto napoletano, abbraccia non solo i pacchetti di tabacco trinciato avvolti in sottili fogli di carta per una lenta combustione.

Esso comprende anche quegli stessi pacchetti, soprattutto di tabacchi stranieri, che fino a pochi anni fa venivano venduti di contrabbando, sfidando le autorità doganali, praticamente ad ogni angolo delle vie dei quartieri più popolari.

In particolare, la celebre Via Forcella, nota come il regno incontrastato dei contrabbandieri, era un luogo in cui si commerciavano sia i tabacchi introdotti clandestinamente, che una varietà di merci che evadevano tasse e dazi.

Napoli, le “sigarette cu ‘o sfizzio”: cosa si celava dietro il contrabbando della merce

L’espressione “sigarette cu ‘o sfizzio” ha origine a Napoli tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in un periodo in cui le donne, alcune delle quali contrabbandiere, indossavano sottane ampie con grembiuli dotati di tasche generose e corpetti che si allacciavano davanti al busto.

Le contrabbandiere, per ingannare i finanzieri, nascondevano i pacchetti di sigarette tra le tasche dei grembiuli, tra i seni, nei corpetti o addirittura nelle calze sostenute da elastici o giarrettiere.

Questo consentiva ai clienti, con un piccolo sovrapprezzo, di prendere la merce con le proprie mani, cercandola nei corpetti allentati, nelle tasche del grembiule o, sollevando le gonne nelle calze.

In questo modo, i clienti compravano le sigarette, godendo di un tocco aggiuntivo di piacere personale.

In questo quadro vivido e straordinario emerge l’essenza di “sigarette cu ‘o sfizzio”, un’espressione che racchiude un’epoca e un modo di vivere unici, sospesi tra l’audacia e la malizia, tipici della Napoli di un tempo.