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Pink Floyd agli Scavi di Pompei, una storica esibizione: quando avvenne

I Pink Floyd sono stati e probabilmente resteranno per sempre uno dei gruppi più famosi del mondo. Con le loro canzoni David Gilmour, Roger Waters e Richard Wright hanno creato suggestioni uniche, diventando d’ispirazione anche per tutte le altre grandissime band.

Una rock band inglese fondata alla metà degli anni Sessanta del Novecento, i Pink Floyd si sono presto imposti tra i gruppi più innovativi. La loro particolarità è stata la realizzazione di forme complesse di spettacoli dal vivo che utilizzavano luci psichedeliche e grandiosi effetti scenici.

Quando ci fu questo evento musicale negli Scavi di Pompei

Nell’ottobre del 1971, i Pink Floyd, icone del rock mondiale, realizzarono un evento epico negli Scavi di Pompei, su iniziativa del regista Adrian Maben. Dopo una vacanza in Italia, Maben propose l’idea di un concerto unico nell‘anfiteatro romano di Pompei e il manager Steve O’Rourke approvò entusiasticamente.

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Ottenuti i permessi dalla Soprintendenza grazie all’amicizia di Maben con un docente dell’Università di Napoli, le riprese si svolsero per sei giorni, chiudendo temporaneamente il sito archeologico. I Pink Floyd insistettero nel suonare dal vivo, trasportando attrezzature e impianto di registrazione a 24 tracce da concerto. L’entusiasmo venne tuttavia frenato dalla mancanza di energia elettrica sufficiente, risolta collegando un lunghissimo cavo dal Municipio locale. Nonostante le difficoltà, furono registrati magici momenti musicali, tra le nebbie della Solfatara di Pozzuoli e le esecuzioni live di “Echoes,” “One of These Days,” e “A Saucerful of Secrets” nell’Anfiteatro Romano.

Lo smarrimento di diverse bobine di pellicola

Tuttavia, non mancarono imprevisti. Diverse bobine di pellicola si smarrirono, limitando le inquadrature disponibili per il brano “One of These Days” al batterista Nick Mason. Nonostante ciò, l’evento rimase un esempio straordinario di connubio tra musica e arte.

La suggestiva fusione di musica e luoghi d’arte è stata una costante per le grandi band, come dimostra il concerto dei Pink Floyd a Venezia, anche se critico per gli ambientalisti. La domanda persiste: possono mai coesistere la musica e i luoghi d’arte? La magia di Pompei nel 1971 risponde sì, confermando che, quando ben orchestrati, questi elementi possono creare esperienze straordinarie.

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Si stima che fino al 2008 i Pink Floyd abbiano venduto circa 250 milioni di dischi in tutto il mondo, di cui 74,5 milioni negli Stati Uniti d’America.