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Garcia-Spalletti, cosa preoccupa davvero i tifosi del Napoli

Il pareggio (soffertissimo) del Napoli campione d’Italia in carica ottenuto contro il neopromosso Genoa – secondo passo falso arrivato dopo la sconfitta interna con la Lazio – ha scatenato fortissime polemiche e tensioni tra i tifosi. Che già rimpiangono l’amato Luciano Spalletti, l’idolo dello scudetto della passata stagione.

Se da un lato appare evidente che è davvero troppo presto per trarre bilanci e cominciare processi, è pur vero che la squadra che ieri è scesa in campo a Marassi è sembrata solo la brutta copia dello squadrone che lo scorso anno annichilì le avversarie. E che conquistò a mani basse lo scudetto.

In quattro gare disputate gli azzurri hanno mostrato parecchie ombre e poche luci, sin dal debutto col Frosinone quando solo la forza dei singoli riuscì a ribaltare lo svantaggio iniziale. Poi il successo interno con il Sassuolo a nascondere qualche lacuna soprattutto nel reparto arretrato per arrivare alla completa metamorfosi con Lazio e Genoa.

Il Napoli stamattina si è risvegliato come Gregor Samsa nel celebre racconto del boemo Franz Kafka. Brutto e incompleto, con Garcia che appare già sulla graticola per quel che è accaduto nel finale di Marassi, nonostante i gol di Politano e Raspadori che sono apparsi come un tentativo di nascondere la polvere in casa sotto il tappeto.

Garcia-Napoli, cosa emerge di positivo ad oggi

Provando a fare un piccolo mini bilancio dell’esperienza del tecnico francese in azzurro, si possono trovare dei segnali che inducono a dare fiducia al nuovo condottiero. Partendo dall’analisi delle prime partite giocate quest’anno rapportate a quelle dello scorso campionato. Il Napoli di Spalletti partì forte con due successi nelle prime due giornate con Verona e Monza.

Poi nelle due partite successive arrivarono pareggi sofferti con Lecce in casa (con i giallorossi che fallirono anche un calcio di rigore) e Fiorentina al Franchi. Dopo 4 giornate il Napoli aveva conquistato 8 punti. Il rendimento di Garcia è solo leggermente inferiore a quello di Spalletti.

I punti infatti sono 7, quindi sulla carta il gap non appare impossibile da colmare, a patto che si torni a giocare quel calcio che tanto ha entusiasmato tifosi ed addetti ai lavori con elementi capaci di fare la differenza in qualsiasi momento, come del resto è accaduto ieri a Genoa con le perle di Raspadori e Politano.

Garcia-Napoli, cosa non funziona e l’ombra di Spalletti

Per quel che riguarda invece le ombre ci sarebbe tanto da discutere. Innanzitutto quell’involuzione sul gioco che spaventa parecchio. Si ha la sensazione che Garcia, soffrendo molto il raffronto col predecessore, si stia intestardendo troppo nel voler apportare delle modifiche in un ingranaggio che – tolto Kim– funzionava alla perfezione.

Inoltre la tenuta atletica appare approssimativa. E gli uomini simbolo della passata stagione – su tutti Osimhen e Kvaratskhelia – appaiono in grande difficoltà. La squadra fa fatica a trovare la porta, considerando che ieri il primo vero tiro dalle parti di Martinez è arrivato dopo un’ora abbondante di gioco.

La difesa soffre troppo amnesie, e i gol di Luis Alberto con la Lazio e quello di Bani di ieri fanno accendere un grosso campanello d’allarme: perché non è stato preso un centrale di livello al posto di Kim? Non si boccia Natan, ma se il giovanotto in quattro partite non ha ancora collezionato una presenza un motivo ci sarà.

Ultimo aspetto da tenere in considerazione, e che riporta ancora una volta al raffronto con Spalletti, è quello mentale. La squadra appare appagata e molle nelle gambe. E pure parecchio nervosa. L’uscita dal campo nel finale di Kvaratskhelia appare come la cartina di tornasole del momento che sta vivendo il gruppo.

Senza trarre conclusioni affrettate, è evidente che sembra essere arrivato il momento di invertire la rotta, anche perché è cominciato il primo tour de force della stagione che vedrà gli azzurri in campo ogni tre giorni tra campionato e Champions.