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La canzone di Zeza: la farsa carnevalesca della Campania

Il Carnevale a Napoli rappresenta un momento di festa e tradizione profondamente radicato nella cultura cittadina. Ogni anno, le strade si riempiono di colori, musica e allegria, dando vita a sfilate di carri allegorici, maschere e spettacoli che coinvolgono tutta la comunità.

Questa celebrazione non solo offre un’occasione di svago e divertimento, ma anche un’opportunità per preservare e trasmettere le tradizioni storiche e culturali della città. Il Carnevale napoletano è un momento di unione e identità condivisa, in cui residenti e visitatori si immergono in un’atmosfera unica e coinvolgente.

Contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza e orgoglio per la propria città. Tra i temi legati al Carnevale più importanti e antichi che esistono in Campania c’è quello che riguarda una vecchia farsa chiamata la Canzone di Zeza.

Una antica farsa di Carnevale napoletana: cos’è la Canzone di Zeza

La Canzone di Zeza rappresenta una delle farse carnevalesche più celebri della Campania, una commedia teatrale di strada intrisa di satira e allegria. Questa rappresentazione mette in scena le vicende familiari di Pulcinella e sua moglie Lucrezia, conosciuta affettuosamente come Zeza.

Caratterizzata da espressioni satiriche e doppi sensi, la commedia offre uno spettacolo coinvolgente e popolare che affronta tematiche come il conflitto generazionale e il matrimonio come risoluzione delle dinamiche familiari.

L’opera ha radici nel Seicento, periodo di massimo splendore del Carnevale Napoletano. Ha dato origine a espressioni popolari come “pare ‘na Zeza” e “nun fa’ ‘Zeza“, che descrivono comportamenti e atteggiamenti eccentrici sia femminili che maschili.

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Originariamente interpretata da soli uomini, la rappresentazione teatrale era accompagnata dal suono del trombone e della grancassa, coinvolgendo pochi personaggi tra cui anche la prole di Pulcinella e Zeza, ovvero la loro figlia Vincenzella e il pretendente Don Nicola. La storia d’amore tra questi ultimi due personaggi, contrastata da Pulcinella ma appoggiata da Zeza, è il fulcro della narrazione.

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Nonostante le allusioni licenziose e gli atteggiamenti smaccatamente comici, la Canzone di Zeza ha affrontato ostracismo dalle forze dell’ordine a causa della sua eccessiva spinta, ma continua ad essere rappresentata, soprattutto nei paesi dell’Irpinia, mantenendo viva una tradizione popolare e ricca di storia che contribuisce alla vitalità del Carnevale napoletano e alla cultura della regione.